La Serra Morenica di Ivrea, insiste sul lato sinistro dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea e rappresenta un’insolita veduta: una lunga collina rettilinea naturale che si estende per oltre 25 km. Un territorio che ha un valore culturale e ambientale inestimabile, modellato con il trasporto e l’accumulo di materiale roccioso dal ghiacciaio Baltico e trasformato nel corso dei secoli dagli insediamenti umani.
Un ambiente con boschi di castagni, querce, carpini, aceri, tigli, frassini e ontani con la piacevole alternanza di specchi lacustri di origine glaciale, pareti rocciose montonate, torbiere, aree umide e stagni, pianure alluvionali, prati, pascoli, vigneti e un’infinità di animali rari, uno scrigno di naturale ricchezza in biodiversità.
Questo scrigno non contiene solo la natura ma anche un notevole patrimonio storico: ecomusei a testimonianza delle tradizioni, antiche chiese capolavori dell’architettura romanica e castelli.
Le testimonianze della millenaria fatica dell'uomo, funzionali a un’organizzazione sociale ed economica che oggi non esiste più, si riscontrano nelle centinaia di km di muri di contenimento per terreni terrazzati, manufatti in pietra quali le canalizzazioni, vasche di raccolta, pozzi, piccole costruzioni per proteggere le sorgenti dell’acqua, ricoveri per animali, muri a secco, mulattiere.
L’ambiente naturale e gli interventi dell’uomo sono i protagonisti del paesaggio dell’Anfiteatro Morenico e della Serra.
L’uomo ha trasformato l’ambiente originario per rispondere ai bisogni di una organizzazione sociale ed economica per soddisfare le necessità di vita e di lavoro di una comunità agricolo-pastorale ormai scomparsa. Sapeva anche che abitare la Serra significava avere cura di un territorio fragile per tutelarsi dal rischio di frane, alluvioni e incendi.
L’avvento dell’industria ha comportato il venir meno del presidio del territorio e delle pratiche agrosilvopastorali, amplificando l’azione erosiva delle acque di ruscellamento che associato agli attuali fenomeni metereologici sempre più estremi producono frane e smottamenti.
L’abbandono del territorio e i cambiamenti climatici hanno esacerbato ulteriormente la situazione. Tutti questi aspetti ci pongono di fronte alla necessità di indirizzare attenzione e risorse verso una costante attività di prevenzione piuttosto che concentrare gli sforzi nelle attività di soccorso.
La polverizzazione della proprietà fondiaria rientra anch’essa tra le cause del fenomeno dell’abbandono. La ridotta superficie del fondo crea grosse difficoltà nello svolgere le pratiche agricole o forestali.
L’Associazionismo Fondiario può dare un forte contributo a una responsabile condivisione e prevenzione del rischio idrogeologico e degli incendi.